giovedì 31 maggio 2007

Massime

Il domani è fatto di panna e cioccolato, ma oggi è ancora fragola

sabato 19 maggio 2007


A casa tra bianchi


Bujumbura, Burundi



Il vluclano di Gisenyi... ma in realtà è in Congo!


Marito e moglie...

Ma cosa ci faccio qui?

Parliamo un po’ di progetti…

Ma cosa ci faccio qui?

Certo, l’esperienza è bella, mi permette di vedere una parte di mondo ai più sconosciuta, mi faccio nuove amicizie, nuove avventure, nuove emozioni…

Ma cosa ci faccio qui?

Sono venuto per fare un servizio civile, innanzitutto. Questa è una premessa che dovrebbe spiegare un bel po’ di cose: a partire dal fatto che non sto ricoprendo una figura professionale specifica, fino ad arrivare a una serie di scelte che sono implicite nell’obiezione di coscienza, come l’accettazione del metodo nonviolento… tematiche di cui parlare ce ne sono tantissime.

Ma cosa ci faccio qui?

Ci penso un po’ su, sorseggio un po’ di vino rosso (conquista di mesi e mesi di ricerche in tutti i negozietti di Gisenyi)…

Essenzialmente mi trovo a Gisenyi per svolgere il mio servizio civile in appoggio alla Caritas parrocchiale.

La Caritas di Gisenyi manda avanti numerosi progetti di carattere sociale, sanitario, economico, al fine di aiutare la popolazione (tutta, non solo cattolica, sia ben chiaro!). “Con i più poveri fra i poveri” è uno slogan che amavano ripetere nel corso di preparazione. Effettivamente è così.

Il più grande progetto di cui si occupa la Caritas locale è sicuramente il progetto di sostegno scolastico: grazie alla collaborazione di alcune diocesi italiane (fra cui primeggia Frosinone) ogni anno vengono raccolti dei soldi per aiutare le famiglie più povere di Gisenyi a pagare le tasse scolastiche e il materiale: la scuola in Rwanda è gratuita, in teoria, ma in pratica i direttori hanno il diritto di chiedere qualcosa alle famiglie per mandare avanti la baracca, sotto-sovvenzionata dallo stato. Interesse della Caritas è che il maggior numero possibile di bambini riesca a frequentare almeno la scuola primaria. E’ per questo che quest’anno i bambini che stanno beneficiando di questo aiuto (per una prima elementare il costo per anno per ogni bambino è di circa 10 euro ) sono circa 2000. Interesse è anche rivolto a quelli che vogliono frequentare la scuola secondaria, ma che per forza di cose devono essere in numero minore (il costo per ogni ragazzo è molto più alto, di circa 100 euro, e sono circa 300 i beneficiari). Per chi sia interessato a contribuire, consiglio di scrivere, di farsi sentire; esistono piani di adozione a distanza, o anche la possibilità di contribuire sporadicamente.

Secondo progetto, non per importanza, ma per affezione, è “Street Bike”, nome con il quale si descrivono una serie di attività a sostegno degli ex-ragazzi di strada. Essere ragazzo di strada è dura, e su questo ho già avuto modo di parlare. Essere ex-ragazzo di strada vuol dire avere cominciato la dura strada in salita che porta al reintegro nella società. Sono ragazzi molto poveri, spesso con una disastrata storia familiare alle spalle (qui ancora più acuita dal genocidio del 94), che non hanno avuto la fortuna di poter frequentare la scuola, e ai quali per forza di cose tocca insegnare un mestiere. Ecco, il progetto Street Bike si propone proprio questo, il reinserimento degli ex-ragazzi di strada attraverso la possibilità di imparare un mestiere: tutto è cominciato con delle biciclette date a credito (da cui il nome del progetto) a un gruppo di ragazzi, che ne hanno fatto il loro strumento di lavoro (bici-taxi, usatissime qui); quelli che hanno rimborsato meglio sono stati inseriti in altri micro-attività, come un saloon de coiffure (un barbiere), un autolavaggio, o anche la possibilità di prendere a credito un motorino (dopo aver frequentato la scuola guida). Altri ragazzi che continuano a entrare nel progetto, invece, li abbiamo indirizzati verso degli stage, per imparare lavori come meccanico, meccanico di biciclette, sarto, coiffure (ancora!). Ovviamente, per noi ragazzi italiani, questo è il progetto che ci appassiona di più, soprattutto dal lato umano, perché alla fine quasi tutti i ragazzi sono diventati nostri amici, anzi, per alcuni (i ragazzi del barbiere per esempio) posso permettermi di usare l’aggettivo “migliore” unito al sostantivo amico. Il progetto Street Bike non gode di un finanziamento sicuro come il sostegno scolastico, ma vive soprattutto delle buona volontà dei diversi Caschi Bianchi che nel tempo si sono avvicendati nel posto che adesso ricopriamo noi. SERVONO QUINDI I SOLDI PER QUESTO PROGETTO!!!

C’è poi la sensibilizzazione nei confronti dell’HIV-AIDS, sulla quale ci sarebbe molto da dire, ma della quale non so molto. Quello che so è che nella popolazione vige un regime di ignoranza tremenda nei confronti della malattia, e anche se molti (moltissimi!) sanno di avere la “SIDA” (come viene chiamata qui), non sanno cosa sia. Anche sulle altre questioni di educazione sessuale è imbarazzante alle volte vedere come anche i ragazzi che hanno studiato non conoscono le nozioni base di igiene, o di educazione sessuale, o come si prenda la malaria… In questo senso la sensibilizzazione all’AIDS ci permette di far passare qualche messaggio in più che non “fatevi il test”.

Altre azioni della Caritas riguardano le distribuzioni di cibo e materiali di prima necessità per i poveri che vengono a chiedere qualcosa o per quei casi che sono più conosciuti. E’ il lato che anche in Italia conosciamo, quello dell’assistenza gratuita, senza chiedere nulla in cambio. In Italia principalmente la Caritas è conosciuta per le sue mense, qui, non potendo organizzare un servizio di ristorazione, si preferisce dare alle famiglie ciò di cui hanno bisogno: riso, fagioli, farina di manioca, sapone, zucchero, vestiti. Ed ogni volta è impressionante vedere in che condizioni versano centinaia di persone, che altro non anno se non il sostegno di questo piccolo ufficio che funziona solo grazie ai fondi che vengono raccolti principalmente in loco durante l’ultima messa del mese.

E noi Caschi Bianchi lavoriamo in questo contesto, aiutando laddove possiamo, contribuendo allo sviluppo delle capacità locali di gestione dei diversi progetti.

Altra questione è il RIM, l’istituzione di microfinanza dove sto prestando il mio servizio. Come molti di voi sapranno, il microcredito è un sistema che permette di erogare piccolissimi crediti ai poveri per favorirne uno sviluppo basato non sulla logica dell’assistenza, ma su una logica di auto-sviluppo. Inizialmente era la Caritas di Gisenyi a concedere e a gestire questi crediti, per i quali era stato creato un fondo apposito. Successivamente alla positiva esperienza fatta nei primi anni, tutte le diocesi del Rwanda hanno deciso di unificare gli sforzi, e creare così una Rete Interdiocesana di Microfinanza (non più microcredito: la differenza è che nella microfinanza si gestisce anche il piccolo risparmio, oltre che il piccolo credito). E’ nato così il RIM, costola della Caritas, ma indipendente da essa. Questo RIM ha agenzia sparse per tutto il territorio del Rwanda, tra cui Gisenyi. E io proprio in una di queste agenzie presto il maggior numero di ore del mio servizio. Il mio compito resta quello di un generale servizio, a sostegno tecnico dell’agenzia, cosa che si traduce in due principali settori: assistenza tecnica, contabile, informatica in ufficio, e supervisione degli Agenti di credito. La prima è certamente quella in cui posso dare il contributo maggiore, avendo (senza presunzioni di arroganza) competenze che mi permettono di gestire un guichet; ma è sicuramente l’accompagnamento degli agenti di credito sul terreno la cosa più affascinante del mio lavoro. Un agente di credito è colui che accompagna il cliente in tutto il processo di credito, dall’identificazione del suo bisogno, fino alla realizzazione pratica del suo progetto. Andare sul terreno con un AC significa scontrarsi con una realtà disarmante, fatta di povertà estrema, di bambini sporchi e malnutriti, ma anche di micro-sogni e speranze che con un po’ di buona volontà da parte di tutti si riescono ad esaudire.

Purtroppo in questo periodo il RIM non sta andando molto bene, sono stati erogati troppi crediti rispetto alla capacità degli agenti di credito di seguirli, e molti clienti ne hanno approfittato per non rimborsare: il tutto si traduce per noi in un super lavoro fatto di visite presso le istituzioni civili e penali che possano garantirci il rientro del capitale sborsato: sono i soldi della stessa popolazione che sono in circolo, e il rischio di non farli rientrare si traduce in una possibile perdita dei piccoli risparmi che ognuna di queste persone ha depositato presso l’agenzia. E’ certamente una sconfitta per il programma di microfinanza, che dovrebbe incentivare lo sviluppo dei poveri, invece che pretenderne indietro i soldi con gli interessi… ma non è per giustificare questa situazione di scacco che affermo che anche l’odierna situazione ha una valenza di sviluppo: educare allo sviluppo vuol dire anche far uscire la popolazione dalla logica dell’assistenzialismo gratuito, e metterli di fronte a quella realtà che nel bene o nel male è l’unica che potrà farli uscire dalla povertà, quella di un sistema economico in cui siano gli stessi interessati a migliorare la propria situazione.

mercoledì 16 maggio 2007

messaggio dell'assemblea delle ONG italiane

l'Italia è un grande paese....

APPELLO AL GOVERNO ITALIANO

RISPARMIATE GLI APPLAUSI - l'Italia deve allinearsi con gli altri Paesi UE nella lotta alla povertà e nell'impegno per la cooperazione internazionale

A una settimana dalla riunione dei Ministri dello sviluppo della Unione Europea - che indicherà se la UE manterrà gli impegni assunti in materia di aiuto ai Paesi in Via di Sviluppo (APS) – dal Vertice dei Ministri delle Finanze dei G7 e a poco meno di un mese dal Vertice dei G8, le 160 ONG aderenti alla Associazione ONG Italiane riunite in assemblea, ribadiscono la necessità e richiamano il dovere dei Governi dei Paesi UE e dell'Italia in particolare, ad allinearsi agli obiettivi fissati con la "road map" decisa nella Conferenza di Monterrey (Conferenza Internazionale sul Finanziamento per lo Sviluppo) e formalmente da essi confermati in diverse occasioni successive.

[...]

L'andamento delle risorse disponibili per l'APS ristagnano a livelli percentuali del PIL inferiori a quelli promessi e per di più risentono della distorsione indotta dalla contabilizzazione di risorse che nulla hanno a che vedere con la cooperazione internazionale e la lotta contro la povertà.
La media infatti delle risorse allocate per l'APS nel 2006 dagli Stati membri della UE a 15 si ferma allo 0,33% del PIL (pari a circa 47,5 Miliardi di Euro) del quale circa il 30% è cosiddetto "Aiuto gonfiato" in quanto relativo ad operazioni di cancellazione del debito, a costi per ospitare i rifugiati e per gli studenti stranieri in Europa.

Questo quadro europeo decisamente preoccupante, assume toni vergognosi se si analizza la situazione dell'Italia.

La percentuale del PIL destinato all'APS nel 2006 è ai minimi storici dello 0,20% (2.925 Milioni di Euro in cifre assolute), del quale il 44% (cioè 1.278 Milioni di Euro) è da imputarsi alla cancellazione del debito di alcuni Paesi in Via di Sviluppo (374 Milioni nei confronti dell'Iraq e 607 Milioni per la Nigeria).

In termini di aiuto reale, quindi, si deve parlare di una percentuale di PIL pari ad un misero 0,11% (1.647 Milioni di Euro), ovvero del 41% in meno rispetto al 2005.

Come se non bastasse, i dati del Rapporto evidenziano ancora come il 38% dell'APS italiano è considerato dall'OCSE come cosiddetto "Aiuto legato", quando nello stesso 2006 la Gran Bretagna, l'Irlanda e i Paesi nordici hanno definitivamente abbandonato questa pratica vessatoria, la Francia lo ha ridotto al 13% e la Germania al 16%.

Sono cifre e percentuali che equiparano il nostro Paese a Stati come Cipro, Ungheria o Slovenia – certo non annoverati tra gli 8 Grandi della terra; che relegano l'Italia all'ultimo posto della UE e a fanalino di coda dell'insieme dei Paesi OCSE.

Un po' di foto a caso...


Una strada qualsiasi, anzi, proprio la strada che porta a Kigali


Una festa in Burundi



"Abazungo!!!!" (anvedi li bianchi!)

Akagera park

Ippopotamo sonnolento

martedì 15 maggio 2007

Voglie vive

mmm
come reiniziare a scrivere?

Quello che importa è che sono vivo, continuo a respirare, e a lavorare in questo Rwanda.

Ho voglia di raccontarvi tutto, ma tutto è troppo per entrare nella mia testa, figuriamoci per entrare in questo spazio.
Ho voglia di farvi vedere le foto, ma quelle non posso postarle, perchè la connessione è troppo lenta.
Ho voglia di tornare a Roma, farmi una birretta in compagnia, ma Roma è troppo lontana.
Ho voglia di restare qui, un altro po', e togliermi di dosso l'incubo della scadenza del contratto (a settembre si torna!).
Ho voglia di vedere mio nipote, che cresce sognando gli uccellini africani, e ho voglia di vedere suo fratello, almeno in ecografia.
Ho voglia di un tiramisù, wet dream delle serate passate in compagnia di peppe a rifocillarci di ideali lasagne, tagliatelle, cannelloni, aragoste, babà, pastiere, uve, cioccolatini...
Ho voglia di vedere il mio cane, che nel frattempo sono diventati due.
Ho voglia di andare a Kigali, e perdermi nell'anonimato di una grande città (almeno delle dimensioni di Viterbo).
Ho voglia di salvare il mondo, ma più lo conosco e più capisco che non vuole essere salvato, almeno non da me.
Ho voglia di tornare ad amare, forse ci sto riuscendo, o forse non è questione di africa o non africa, è qustione di Ludovico.